Anello del Vallone delle Tre Grotte da Pennapiedimonte

Anello del Vallone delle Tre Grotte da Pennapiedimonte

Lunghezza: 21km
Dislivello Complessivo: 2.200mt
Durata: 2gg (7h+9h)
Grado di Difficoltà: EE per Escursionisti Esperti
Data Ultima Modifica: Luglio 2017
Punto di Partenza e Arrivo: Pennapiedimonte (670mt)
Punto di massima elevazione altimetrica: ca. 2.000mt (zona sotto Blockhouse)
Tipo di Percorso: Anello
Percorribile in senso inverso: si
Gruppo Montuoso: Majella
Fonte/Autore: Fabio - Born To Trek

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Premessa: L’alto anello del Vallone delle Tre Grotte alla Majella è un percorso decisamente impegnativo raccomandato solo a persone esperte di montagna con alta capacità di orientamento e bassa propensione a fare sciocchezze. I sentieri da percorrere nella zona alta sono per lo più in disuso e sommersi dalla vegetazione di pini mughi che in quest’area risulta particolarmente fitta, di fatto ci si trova a percorrere il sentiero facendo affidamento all’orientamento in una zona caratterizzata da pendii e pareti a picco sul vallone.

L’anello risulta di enorme interesse storico e paesaggistico, la pratica della transumanza ancora oggi parzialmente presente garantisce la possibilità di pascolo per tutto l’anno, la transumanza in questa zona viene effettuata anche “verticalmente” ovvero d’estate i pastori portano il bestiame in zone più alte e fresche cercando riparo nelle grotte naturali offerte dalla Majella. L’alta valle dell’Avella è da sempre luogo in cui viene svolta la transumanza, pastori e bestiami si recano tutt’oggi in queste aree impervie affidandosi a stazzi e ripari naturali quali appunto le tre grotte, cavità davvero suggestive sospese a dominare l’intera valle. In loco si possono trovare brande, sgabelli, paioli e sistemazioni di appoggio per la mungitura oltre a vasche scavate nella roccia per la raccolta di acqua di stillicidio e abbeveramento del bestiame. Nelle grotte e lungo i sentieri ci si imbatte inoltre in quelle che sono le famose e caratteristiche rocce scolpite anticamente dai pastori e briganti.

La valle dell’Avello (o dell’Avella) è una grandiosa valle incassata dove scorre l’omonimo torrente che conduce a Pennapiedimonte, luogo affascinante per gli amanti del Canyoning e dell’arrampicata sportiva. L’alta valle dell’Avello è divisa a metà dalle Gobbe di Selvaromana che dalle creste sommitali del Monte Cavallo diradano fino a valle separando le due alti valli, quella a nord delle Tre Grotte e quella a sud di Selvaromana oltre la quale svetta la bella parete nord della Cima delle Murelle.

Lungo il percorso si trovano molte fonti d’acqua comode lungo la salita e lungo la discesa mentre nella zona impervia dell’alta valle sono presenti rigagnoli e sorgive dalle quali può risultare difficile abbeverarsi, meglio fare attenzione anche a questo aspetto. Per la percorrenza dell’intero anello, data la lunghezza, il dislivello ma soprattutto la difficoltà di orientamento, sono fortemente consigliati due giorni magari valutando di pernottare alla bene e meglio proprio in uno dei rifugi pastorali dell’alta valle calcolando bene le tempistiche per assicurarsi di arrivare ben prima del calar del sole.

La segnaletica del parco ha subito nel tempo delle rivisitazioni che oggi hanno portato alcuni sentieri ad avere diverse identificazioni sia sulle mappe che sulle rocce. La salita da Pennapiedimonte verso il Rifugio Bruno Pomilio è segnata su vecchie carte CAI con il numero 3 mentre in loco vi imbatterete in segnali bianco-rossi G1. Il sentiero di discesa invece che si incrocia dopo la grotta delle Ruttilicchie nei pressi delle Gobbe di Selvaromana è segnato sulle vecchie carte CAI con il numero 4 poi riclassificato con il codice G2. Nel tratto sommitale invece non sono presenti segnaletiche, il vecchio sentiero è vagamente segnato con vecchi segni di vernice gialli nel tratto che va dallo Stazzo del Faggio alle Tre Grotte da dove si possono individuare anche dei segni rossi e degli ometti di pietra.

Come arrivare: per le indicazioni stradali al punto di partenza clicca qui
Dalla A25 si prende l'uscita per Chieti-Brecciarola, si segue la strada in direzione di Chieti Scalo per poi svoltare alla seconda strada a destra (via Gizio) che proseguendo sulla Strada Ombrosa si ricongiunge alla Strada Fosso dell'Inferno. si segue questa per la sua intera lunghezza fino al ricongiungimento della stessa con la SS81. Si svolta a destra, si percorre la SS81 per diversi chilometri seguendo le indicazioni per Guardiagrele, prima di entrare nel paese si svolta a destra lungo la diramazione della SS81 (SS81dir) che in prossimità di Bocca di Valle si ricongiunge alla SS263 che porta fino a Pennapiedimonte . Si parcheggia nella piazza a monte del paese sotto un magnifico arco naturale di roccia (la pinna del Balzolo) .

Descrizione: Dalla piazza (presente tabellone del parco) si prende il sentiero che sale a destra (segnavia CAI rosso-giallo-rosso n.3 oppure bianco-rosso G1 ); lo si lascia dopo 15 minuti e si sale a sinistra ripidamente, costeggiando l'arco di roccia molto scenico . Si prosegue sul sentiero con vista che spazia sempre più sul sottostante canyon dell'Avella . Oltrepassata una zona fiancheggiata da muretti in pietra a secco , si continua sulla cresta, ora ampia e pianeggiante con bassa vegetazione . Si raggiunge prima una fonte e tralasciando il bivio che scende a sinistra (sentiero CAI 3° che scende nella valle) si prosegue sulla dorsale fino a raggiungere un caratteristico pinnacolo sotto il quale è incastonato il bel rifugio Pischioli (1.135mt) .

Dal rifugio si prosegue lungo il sentiero ancora in salita fino a raggiungere dopo mezz’ora di cammino un primo fontanile . Proseguendo su sentiero si arriva ad un secondo fontanile più piccolo in prossimità di un cartello indicante area pic nic. Proseguendo si giunge a quota 1.489mt al crocevia della Crocetta (indicata su vecchie carte topografiche come località “La Rapina”). Si prosegue sul sentiero G1 in direzione del rifugio Pomilio, si supera il bivio per Campanaro Fonte dei Buoi e si prosegue sul sentiero Cai 3, G1 che corre per vegetazione sul filo di cresta della Rocchetta . In questo tratto, tra i pini mughi, sono presenti delle rocce con incisioni pastorali tipiche della zona .

Si giunge su una zona più pianeggiante e aperta con alcune rocce e un cippo con segnale bianco rosso del sentiero , si prosegue sulla cresta tralasciando dapprima il bivio per il sentiero 2 di Fonte Carlese fino ad arrivare a quota ca. 1.750mt dove sulla sinistra parte il sentiero per la grotta pastorale dello Stazzo del Faggio (cartelli divelti al bivio) . Da qui il sentiero diviene decisamente più difficile, il tracciato è segnato da segni gialli sbiaditi sulle rocce e la vegetazione ingombra pesantemente il passaggio . Si prosegue per lo più a mezzacosta fino a raggiungere uno sperone roccioso sotto il quale è situato lo stazzo .

Dallo Stazzo del Faggio il sentiero diviene privo di segnaletica, si seguono tracce di sentiero superando un primo fossato dove si può trovare dell’acqua (acque du Faghe, 400mt dallo stazzo, noi non l’abbiamo individuata) poi mantenendo quota e facendo attenzione a non scendere troppo a valle. Aguzzando lo sguardo si possono scorgere sporadici segni gialli sulle rocce . Si prosegue tra fitti pini mughi per passaggi da trovare ad orientamento fino ad uno sperone roccioso proteso nella valle . Da qui è necessario risalire sulla destra un pendio folto di pini mughi facendo attenzione a non tenersi troppo a valle e dopo aver scavallato una sella si apre la vista sul versante opposto che sovrasta la zona rocciosa delle tre grotte , aguzzando la vista sempre a mezzacosta più in basso di 70mt si possono scorgere zone meno folte di vegetazione dove corrono tracce di sentiero . Si punta dritti a questa zona perdendo quota fino a raggiungere, tra la fitta vegetazione e passaggi delicati , il bordo della zona rocciosa dove è presente un cartello che indica la presenza a sinistra delle Tre Grotte e a destra della grotta delle Ruttilicchie . Difatti, girando lo sguardo a ritroso ci si accorge che il tracciato appena percorso era situato proprio sopra la zona rocciosa delle Tre Grotte . Percorrendo pochi metri verso nord si arriva alla prima delle tre scenografiche grotte (quota 1.830mt) , questa accoglie lo stazzo pastorale con alcune incisioni tra cui una apparentemente nostalgica che detta “1890 Filippo di Vitto Roccaraso Mia cara Teresa” , oltre la prima grotta superato uno sperone roccioso si giunge alla seconda grotta solitamente adibita al contenimento del bestiame (il letame ne è una prova). Superata un’ulteriore cengia si giunge alla terza ed ultima grotta , c.d. grotta di Pile, caratterizzata dalla presenza di molte rocce tra cui una in particolar modo scavata per divenire vasca di raccolta acqua piovana e di stillicidio e/o mangiatoia per gli animali , in fondo alla terza grotta incisa sulla parete è presente una lunga scritta, la più lunga conservata in Majella, probabilmente di un giovane pastore che ripeteva una lezione di geografia “un anno è composto da 365 giorni divisi in 12 mesi i mesi dell’anno sono gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre i mesi si dividono in 4 settimane la settimana è composta di 7 giorni il sole illumina la terra questo gira intorno a se stesso”.

Visitate le Tre Grotte si torna a ritroso fino al cartello incontrato in precedenza e si prosegue sul versante opposto continuando ad aggirare a mezzacosta l’alta valle seguendo tracce di sentiero e vecchi segnali gialli sbiaditi e altri segni rossi . Qui la vegetazione è leggermente meno folta seppur sempre molto presente e invasiva, si seguono dei corridoi erbosi che sovrastano delle zone rocciose fino a raggiungere e scavalcare un fosso dove si dice vi sia una sorgiva dalle rocce (noi non l’abbiamo individuata). In questo punto il sentiero diviene nuovamente poco evidente; riprendendo leggermente quota sempre a mezzacosta si supera un pendio concavo seguendo omini di pietra, vecchi bolli gialli sbiaditi e segni e frecce rosse . Il sentiero giunge in un prato con massi disposti a circolo . Attenzione a non andare oltre in quanto il sentiero devia a sinistra 50mt prima delle pietre in ripida discesa (freccia incisa su un masso ). Si seguono in ripida discesa dei bolli gialli che sembrano morire su una placca di roccia appoggiata. Spalle alla placca il sentiero prosegue in discesa tra l’erba alta in un esile corridoio tra i pini mughi, seguendo bolli e tronchi verniciati di giallo si raggiunge un sentiero leggermente più comodo ed evidente con bolli rossi e tracce rosso-giallo-rosso (sentiero CAI 4B) che discende rapidamente conducendo allo stazzo de Le Ruttilicchie per poi raggiungere a mezzacosta le comode Gobbe di Selvaromana (quota ca.1.940mt) dove finalmente il sentiero diviene comodo, evidente e segnato (segnavia CAI rosso-giallo-rosso n.4 oppure bianco-rosso G2) .

Dalle Gobbe di Selvaromana si segue il sentiero G2 in direzione Linaro che scende prima la comoda gobba verso est (bei panorami sulla Cima delle Murelle ) per immergersi nel fitto bosco di faggi e perdere quota rapidamente verso nord per tornanti contornati da rocce e grotte . Dai 1.800mt delle Gobbe si scende in meno di 1km a quota di 946mt sul fondo valle delle Tre Grotte dove si recupera la comoda carrareccia in prossimità di un crocevia con fontanile e centralina idroelettrica . Si prosegue ora sempre in discesa più appoggiata su comoda carrareccia panoramica che percorre il lato sinistro orografico della Valle dell’Avello. Si superano alcune gallerie tra le quali è presente una bella fontanella di acqua fresca e seguendo la strada si giunge rapidamente a Pennapiedimonte e al punto di partenza dell’anello .